STORIA DELL'ARTE
Realismo francese. Scuola di Barbizon con Millet (Spigolatrici), Daumier (Vagone di terza classe), agganci alla prima formazione di Van Gogh (I mangiatori di patate)
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La pittura realista francese trova la sua naturale espressione guardando al dato naturale, ossia a ciò che si può ammirare osservando il mondo che ci circonda. Similmente a quanto avviene in letteratura con Zola, i pittori realisti danno sfogo alla loro volontà di rappresentare e documentare la realtà quotidiana sottolineando l'aspetto sociale, sottolineando la fatica e la difficoltà propria di questo periodo.
Dopo le mostre al Saloon di Parigi, si fanno strada gli artisti della Scuola di Barbizon, che deve il suo nome al paese in cui questo eterogeneo gruppo di artisti, legati fra loro da reciproci rapporti di amicizia, si riuniva. Questa piccola località si trovava sul limitare della foresta di Fontainebleau, e per questo motivo la Scuola di Barbizon è anche conosciuta con il nome di Scuola di Fontainebleau. Grazie a questi artisti si diffonde la realizzazione di dipinti all'aperto, anche detta en plein air, già sperimentata dagli impressionisti. L'animatore del gruppo è il paesaggista Rosseau, al quale si uniscono Duprè, Decamps ecc. Successivamente si uniranno a loro anche Corot, Millet e Daumier seppur mantenendosi estranei alla scuola.
Gli eponenti della scuola erano per lo più paesaggisti che si rifanno agli studi di Constable per quanto riguarda la pittura dal vivo. Un esempio significativo è quello datoci da Corot con il suo “Ponte di Augusto a Narni” in cui egli ricerca il contatto con la natura e restituisce gli effetti della luce sui corpi e gli oggetti, per realizzare l'istantaneità del passare del tempo, curando i dettagli.
I movimenti realisti nascono non solo per rappresentare il dato naturale. Vogliono rispondere anche, in modo artistico, a questa prepotente richiesta di vero e di quotidiano. Si cerca infatti di documentare la realtà nel modo più distaccato possibile, quasi analitico, similmente a quanto veniva teorizzato in campo filosofico dai pensatori positivisti.
Nello specifico, nel caso della Francia, il realismo si sviluppa come metodo scientifico per indagare la realtà, spiegandone le contraddizioni e le miserie senza esserne però coinvolti emotivamente. Lo scopo dell'artista è quello di annotare minuziosamente le caratteristiche del mondo che lo circonda, astenendosi il più possibile da qualsiasi giudizio di tipo soggettivo.
I capostipiti indiscussi sono i già citati François, Millet e Honoré Daumier poiché i loro dipinti sono espressione di una società che stride e che si trova sull'orlo di una rivolta di classe e per questo sono considerati provocatori.
Jean-François MILLET (1814-1875)
Nato a Gruchy, in Normandia, da una povera famiglia contadina, iniziò la sua precoce formazione artistica in ambito locale, trasferendosi poi a Parigi grazie a una borsa di studio. Si avvicinò alle tematiche della Scuola di Barbizon, ispirandosi alla vita contadina. Trasferitosi definitivamente a Barbizon nel 1849, vi rimase fino alla morte.
Pur avendo frequentato il gruppo, non ne fece mai parte in quanto alle ricerche paesaggistiche preferì sempre la riflessione sulla figura umana.
Il celebre olio con le “Spigolatrici” è la prima e più completa opera conservata al British Museum di Londra. La spigolatura è la raccolta delle spighe rimaste sul terreno dopo la mietitura. Questa attività consentiva ai poveri, in seguito alla autorizzazione dei proprietari, di sopravvivere. Infatti l'opera mostra tre donne chine a raccogliere le spighe mentre sullo sfondo si notano carri riempiti con il raccolto che mettono a confronto i due mondi: quello dell'abbondanza e quello della miseria. Le tre donne, infatti, ci trasmettono la fatica e l'indigenza della loro condizione; i volti, le mani arrossate e deformi, i corpi affaticati testimoniano la durezza del lavoro. Le tre contadine sono delineate in modo fluido e veloce con un tratteggio nitido ed espressivo. Nonostante l'acuto realismo della rappresentazione, derivante dalla conoscenza diretta dei gesti (gesti che lo stesso Millet aveva compiuto tante volte durante l'infanzia per aiutare la nonna) il dipinto non fa trasparire alcun giudizio morale. In altre parole vi è una semplice descrizione del dato reale senza nessuna forma di ribellione e denuncia. Anzi, il dipinto può essere letto come una serena rassegnazione ai ritmi eterni e immutabili.
Honoré-Victorin DAUMIER (1808-1879)
Nato a Marsiglia, si trasferì a Parigi con la famiglia dove fin dall'età di dodici anni fu costretto a fare il fattorino per contribuire all'economia familiare. Prima di diventare pittore fu un disegnatore caricaturista satirico. Realizzò infatti alcuni disegni oltraggiosi che furono per lui causa di arresto poiché ridicolizzava il Re Luigi Filippo. Anch'egli si legherà con i pittori della scuola di Barbizon e, come Millet, pone l'attenzione alle tematiche politiche e sociali. Con il “vagone di terza classe” rappresenta una massa di pendolari in una carrozza poco illuminata. Con questo olio, che si trova nella National Gallery of Canada, egli sottolinea la novità del treno e della ferrovia come testimonianza della modernità di questi anni. All'interno del vagone siedono su strette panche di legno gli appartenenti agli strati più poveri della società: si riconoscono operai, piccoli commercianti e contadine. Partendo da destra è raffigurato un bambino appena addormentatosi. Di seguito vi è un'anziana che tiene un canestro in grembo, affiancata da una giovane che sta cullando il figlio neonato. Tutti sembrano chiusi nelle proprie difficoltà quotidiane. La tecnica è semplice ma vigorosa, lo stile è scarno con l'utilizzo di colori che variano su tonalità brunastre e azzurre che conferiscono un senso simbolico della polvere e della miseria. Ritroveremo queste caratteristiche anche nella prima formazione di Vincent Van Gogh quando a Bramante si concentra su dipinti di questo tipo.
Nell'opera “I mangiatori di patate” sono presenti cinque personaggi che emergono dal buio, illuminati da una luce a petrolio che fa da protagonista e ci permette di vedere l'ambiente interno della loro dimora. Lo spazio è angusto. Sono visibili le assi del tetto. Al centro è presente un tavolo attorno al quale i cinque stanno cenando. Il pasto è composto da patate da loro stessi seminate e poi raccolte e caffè. La luce illumina i volti e scopre le diverse espressioni e le mani nodose che dimostrano la fatica e la sofferenza. I colori sono scuri e terrosi, posti sulla tela con tratti decisi, netti e materici.
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