Francesca di Caporiacco
Classe V H
Istituto statale d'arte "Giovanni Sello"
Udine
anno scolastico 2010-11

lunedì 27 giugno 2011

STORIA

Cenni sul periodo storico e culturale della seconda metà dell'Ottocento (Seconda Rivoluzione industriale). Riferimento a “Tempi moderni” di Charlie Chaplin

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Per quanto riguarda il contesto storico e culturale di diffusione dell'orientamento positivista (primi decenni del XIX sec.), è da considerare come un periodo di profonde trasformazioni che si registrarono nelle strutture economiche e sociali, prodotte dallo sviluppo tecnico-scientifico e dalla rivoluzione industriale.

Il Positivismo si configura come la risposta culturale alle profonde discontinuità prodotte dal processo storico e, in modo particolare, da due elementi: lo sviluppo della scienza e della tecnologia da un lato, la rivoluzione industriale dall'altro. Tra i positivisti, infatti, si diffuse la consapevolezza che la Rivoluzione Francese aveva aperto una fase storica fortemente critica sotto il profilo sociale e culturale. Il 14 luglio, con la presa della Bastiglia, si sono innescati processi storici tali da produrre una frattura profonda rispetto all'epoca precedente; tale frattura ha determinato il crollo di un mondo che ormai, nonostante i propositi della Restaurazione, non è più possibile ricostruire. Da questa situazione, secondo i positivisti, non si può uscire continuando a rifarsi al passato, ma soltanto traghettando la società verso un mondo nuovo caratterizzato dal primato della scienza e dello sviluppo dell'apparato produttivo. In esso le gerarchie sociali sono pensate in modo da assicurare la leadership agli scienziati e ai filosofi, ai quali è affidato il compito di dirigere la società.

La trasformazione sociale è strettamente legata ai processi di innovazione e viene considerata dai positivisti un fattore in grado di garantire, insieme al progresso, la graduale emarginazione dei ceti parassitari e l'affermazione della “classe produttiva” in cui sono compresi la borghesia industriale, commerciale e il proletariato.

Il decollo dell'apparato industriale, della scienza, della tecnica, delle comunicazioni, determina soprattutto nella seconda metà del XIX sec. un clima di entusiastica fiducia nelle possibilità dell'uomo e nelle potenzialità della scienza e della tecnica. E' infatti verso la fine dell'Ottocento, tra '70 e '90, che si sviluppa la seconda rivoluzione industriale che assume caratteristiche diverse dalla prima poiché coinvolge paesi diversi. Allarga l'industrializzazione anche in Italia, Russia, ma soprattutto anche nelle zone extraeuropee come l'USA e il Giappone.

Questa seconda Rivoluzione industriale apportò diverse conseguenze: primo fra tutti è lo sviluppo del colonialismo poiché vi era bisogno di materie prime, e, secondariamente, l'affermarsi della società di massa sul modello della vita occidentale. In questo periodo, infatti, entrano nella storia e nella cultura le masse, ossia la maggioranza della popolazione. Le masse partecipano alla società e tutto viene finalizzato a loro: per esempio Bismark promuove l'assistenza sanitaria, le ferie, l'istruzione. Sono inoltre gli anni in cui vi è l'impiego dell'elettricità, della medicina e di nuovi assetti urbanistici con le fabbriche. E' in conseguenza di tutte queste scoperte e innovazioni che nasce l'atteggiamento apologetico di esaltazione ed entusiasmo per il nuovo mondo. Si fa strada la convinzione di vivere in un'epoca di progresso e miglioramento.

Quello del Positivismo sarà però un periodo di fiamma, dove iniziano ad avvertirsi i germi del disastro degli inizi del '900; tutto questo porterà a quella esaltazione raggiunta dall'Europa nella Belle Epoque che avvia al crollo delle illusioni nel baratro della prima Guerra Mondiale. Pertanto, sebbene per certi versi queste idee di progresso siano molto positive ed incoraggianti, per altri vi è la disumanizzazione del “fattore uomo“. Infatti, la critica al Positivismo è proprio quella di aver cercato di sottoporre tutto alla razionalità, perfino l'uomo, ma non considerando che egli è un'incognita e le sue azioni non sempre sono giustificabili scientificamente. L'uomo infatti, è mosso da forze inconsce, legate agli istinti che ne condizionano la vita e quindi il fatto di non tener conto di queste verità crea una sorta di alienazione dell'uomo. In questo modo ci si avvicina al concetto di Irrazionalismo che è il contrario di ciò che era accaduto con il Positivismo.



Con “Tempi Moderni”, diretto e interpretato da Charlie Chaplin, viene realizzato il primo film veramente a sfondo sociale. Il film è molto divertente sebbene contenga spunti talvolta drammatici (la scena dell'assassinio, la vita in carcere) per esprimere la complessità di un mondo per nulla allegro in cui la società è ostile e non è propensa all'accoglimento e alla comprensione. Gli anni in cui è ambientato il film sono quelli delle grandi trasformazioni economiche e dell'affermazione del capitalismo; gli anni dell'uomo che rimane imprigionato da un nuovo sistema in cui viene surclassato dalla “macchina“ che lui stesso ha creato. Ed è principalmente intorno a questo tema che ruota il film Tempi moderni: è la testimonianza di un uomo che non accetta la direzione che ha preso il mondo e per questo si ribella. Memorabili sono le sequenze in cui il protagonista Charlot, manda in tilt una fabbrica intera. Quello che lo spettatore vede è un Chaplin danzante e “libero”, che si contrappone alla rigidità degli ingranaggi e dei ritmi di lavoro insostenibili. Ma ciò che colpisce è la spaventosa attualità del film: il protagonista è un precario che (per un motivo o per l'altro) non trova la stabilità economica, cambia parecchi lavori e la logica conseguenza di ciò è il rigetto per la vita che conduce. Il protagonista Charlot non è un operaio qualsiasi poiché in lui è evidenziato il tentativo di una rivolta interiore della coscienza, ritenuta incorruttibile. Per questo è molto popolare, poiché si pone vicino al cuore di tutti gli esseri umani che non hanno uno status sociale determinato come lui.

Alla fine del film, Charlot e la monella (interpretata da Paulette Goddard) si trovano soli in una strada deserta. Lei è disperata poiché ha perso tutto, lui fischietta, è meno triste e indica alla ragazza la via dell'ottimismo, inducendola al sorriso e all'invito verso nuove avventure. Prima di “Tempi Moderni“, il regista inglese non aveva mai guardato con tanto realismo e attualità alla sua epoca storica, limitandosi a velati accenni inseriti però in un contesto del tutto neutro e atemporale. Sarà in conseguenza ad un viaggio in Europa, che tocca con mano la disperazione dei senza lavoro, dalla quale verrà colpito e convinto della necessità di portare sullo schermo il dramma della sopravvivenza presente nelle fabbriche di tutto il mondo. Nasce da questo presupposto uno dei suoi film più conosciuti. “Tempi Moderni“ non è propriamente un film muto poiché Chaplin si avvale di una colonna sonora sincronizzata, all'interno della quale c'è il brano musicale “Smile”.

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