Francesca di Caporiacco
Classe V H
Istituto statale d'arte "Giovanni Sello"
Udine
anno scolastico 2010-11

lunedì 27 giugno 2011

PREFAZIONE



Ho scelto come argomento della mia tesina di maturità il Positivismo e quindi l'ottimismo poiché ritengo che essere allegri, solari, non significa non avere problemi, significa donare un sorriso a coloro che vedono grigio, regalare un momento di allegria alle persone che stanno viaggiando in un mare tempestoso. Occorre avere la forza per andare avanti ed affrontare i nostri problemi che, essendo tali, prima o poi avranno una soluzione.
POSITIVISMO E REALISMO”





  • STORIA

Cenni sul periodo storico e culturale della seconda metà dell'Ottocento (Seconda Rivoluzione industriale). Riferimento a “Tempi moderni” di Charlie Chaplin



  • LETTERATURA

Positivismo, Naturalismo francese, Emile Zola (analisi e lettura del libro “Germinale”)



  • STORIA DELL'ARTE

Realismo francese. Scuola di Barbizon con Millet (Spigolatrici), Daumier (Vagone di terza classe), agganci alla prima formazione di Van Gogh (I mangiatori di patate)



  • FILOSOFIA

Auguste Comte. La “legge dei tre stadi”



  • INGLESE

La vita nelle fabbriche al tempo della Rivoluzione industriale, cenni sulla Età Vittoriana, Charles Dickens (David Copperfield)

Factory life during the Industrial revolution, The Victorian Age, Charles Dickens (David Copperfield)
STORIA

Cenni sul periodo storico e culturale della seconda metà dell'Ottocento (Seconda Rivoluzione industriale). Riferimento a “Tempi moderni” di Charlie Chaplin

* ° * ° *

Per quanto riguarda il contesto storico e culturale di diffusione dell'orientamento positivista (primi decenni del XIX sec.), è da considerare come un periodo di profonde trasformazioni che si registrarono nelle strutture economiche e sociali, prodotte dallo sviluppo tecnico-scientifico e dalla rivoluzione industriale.

Il Positivismo si configura come la risposta culturale alle profonde discontinuità prodotte dal processo storico e, in modo particolare, da due elementi: lo sviluppo della scienza e della tecnologia da un lato, la rivoluzione industriale dall'altro. Tra i positivisti, infatti, si diffuse la consapevolezza che la Rivoluzione Francese aveva aperto una fase storica fortemente critica sotto il profilo sociale e culturale. Il 14 luglio, con la presa della Bastiglia, si sono innescati processi storici tali da produrre una frattura profonda rispetto all'epoca precedente; tale frattura ha determinato il crollo di un mondo che ormai, nonostante i propositi della Restaurazione, non è più possibile ricostruire. Da questa situazione, secondo i positivisti, non si può uscire continuando a rifarsi al passato, ma soltanto traghettando la società verso un mondo nuovo caratterizzato dal primato della scienza e dello sviluppo dell'apparato produttivo. In esso le gerarchie sociali sono pensate in modo da assicurare la leadership agli scienziati e ai filosofi, ai quali è affidato il compito di dirigere la società.

La trasformazione sociale è strettamente legata ai processi di innovazione e viene considerata dai positivisti un fattore in grado di garantire, insieme al progresso, la graduale emarginazione dei ceti parassitari e l'affermazione della “classe produttiva” in cui sono compresi la borghesia industriale, commerciale e il proletariato.

Il decollo dell'apparato industriale, della scienza, della tecnica, delle comunicazioni, determina soprattutto nella seconda metà del XIX sec. un clima di entusiastica fiducia nelle possibilità dell'uomo e nelle potenzialità della scienza e della tecnica. E' infatti verso la fine dell'Ottocento, tra '70 e '90, che si sviluppa la seconda rivoluzione industriale che assume caratteristiche diverse dalla prima poiché coinvolge paesi diversi. Allarga l'industrializzazione anche in Italia, Russia, ma soprattutto anche nelle zone extraeuropee come l'USA e il Giappone.

Questa seconda Rivoluzione industriale apportò diverse conseguenze: primo fra tutti è lo sviluppo del colonialismo poiché vi era bisogno di materie prime, e, secondariamente, l'affermarsi della società di massa sul modello della vita occidentale. In questo periodo, infatti, entrano nella storia e nella cultura le masse, ossia la maggioranza della popolazione. Le masse partecipano alla società e tutto viene finalizzato a loro: per esempio Bismark promuove l'assistenza sanitaria, le ferie, l'istruzione. Sono inoltre gli anni in cui vi è l'impiego dell'elettricità, della medicina e di nuovi assetti urbanistici con le fabbriche. E' in conseguenza di tutte queste scoperte e innovazioni che nasce l'atteggiamento apologetico di esaltazione ed entusiasmo per il nuovo mondo. Si fa strada la convinzione di vivere in un'epoca di progresso e miglioramento.

Quello del Positivismo sarà però un periodo di fiamma, dove iniziano ad avvertirsi i germi del disastro degli inizi del '900; tutto questo porterà a quella esaltazione raggiunta dall'Europa nella Belle Epoque che avvia al crollo delle illusioni nel baratro della prima Guerra Mondiale. Pertanto, sebbene per certi versi queste idee di progresso siano molto positive ed incoraggianti, per altri vi è la disumanizzazione del “fattore uomo“. Infatti, la critica al Positivismo è proprio quella di aver cercato di sottoporre tutto alla razionalità, perfino l'uomo, ma non considerando che egli è un'incognita e le sue azioni non sempre sono giustificabili scientificamente. L'uomo infatti, è mosso da forze inconsce, legate agli istinti che ne condizionano la vita e quindi il fatto di non tener conto di queste verità crea una sorta di alienazione dell'uomo. In questo modo ci si avvicina al concetto di Irrazionalismo che è il contrario di ciò che era accaduto con il Positivismo.



Con “Tempi Moderni”, diretto e interpretato da Charlie Chaplin, viene realizzato il primo film veramente a sfondo sociale. Il film è molto divertente sebbene contenga spunti talvolta drammatici (la scena dell'assassinio, la vita in carcere) per esprimere la complessità di un mondo per nulla allegro in cui la società è ostile e non è propensa all'accoglimento e alla comprensione. Gli anni in cui è ambientato il film sono quelli delle grandi trasformazioni economiche e dell'affermazione del capitalismo; gli anni dell'uomo che rimane imprigionato da un nuovo sistema in cui viene surclassato dalla “macchina“ che lui stesso ha creato. Ed è principalmente intorno a questo tema che ruota il film Tempi moderni: è la testimonianza di un uomo che non accetta la direzione che ha preso il mondo e per questo si ribella. Memorabili sono le sequenze in cui il protagonista Charlot, manda in tilt una fabbrica intera. Quello che lo spettatore vede è un Chaplin danzante e “libero”, che si contrappone alla rigidità degli ingranaggi e dei ritmi di lavoro insostenibili. Ma ciò che colpisce è la spaventosa attualità del film: il protagonista è un precario che (per un motivo o per l'altro) non trova la stabilità economica, cambia parecchi lavori e la logica conseguenza di ciò è il rigetto per la vita che conduce. Il protagonista Charlot non è un operaio qualsiasi poiché in lui è evidenziato il tentativo di una rivolta interiore della coscienza, ritenuta incorruttibile. Per questo è molto popolare, poiché si pone vicino al cuore di tutti gli esseri umani che non hanno uno status sociale determinato come lui.

Alla fine del film, Charlot e la monella (interpretata da Paulette Goddard) si trovano soli in una strada deserta. Lei è disperata poiché ha perso tutto, lui fischietta, è meno triste e indica alla ragazza la via dell'ottimismo, inducendola al sorriso e all'invito verso nuove avventure. Prima di “Tempi Moderni“, il regista inglese non aveva mai guardato con tanto realismo e attualità alla sua epoca storica, limitandosi a velati accenni inseriti però in un contesto del tutto neutro e atemporale. Sarà in conseguenza ad un viaggio in Europa, che tocca con mano la disperazione dei senza lavoro, dalla quale verrà colpito e convinto della necessità di portare sullo schermo il dramma della sopravvivenza presente nelle fabbriche di tutto il mondo. Nasce da questo presupposto uno dei suoi film più conosciuti. “Tempi Moderni“ non è propriamente un film muto poiché Chaplin si avvale di una colonna sonora sincronizzata, all'interno della quale c'è il brano musicale “Smile”.
LETTERATURA

Positivismo, Naturalismo francese, Emile Zola (analisi e lettura del libro “Germinale”)

* ° * ° *

POSITIVISMO

Nonostante i ritardi e i limiti, l'Italia degli anni 70 e 80 del XIX secolo vedeva comunque gli inizi di uno sviluppo capitalistico moderno che tendeva all'industrializzazione che sarà raggiunta pienamente solo nel periodo 1900-1915. L'atteggiamento positivista iniziò a diffondersi nell'opinione comune, tra le classi dirigenti, i ceti medi e persino tra i ceti popolari. Questa cultura si afferma in ambito europeo, inizialmente tra le nazioni economicamente più avanzate come Inghilterra, Francia, Germania e, nella seconda metà dell'Ottocento, anche in Italia. Esso ha le sue basi sul piano economico e sociale nel capitalismo industriale e nei profondi mutamenti delle strutture sociali. Presupposto essenziale di questa cultura sono le importanti scoperte scientifiche che si verificano in questo periodo nel campo della chimica, biologia, nelle applicazioni tecniche del vapore e dell'elettricità. Questo insieme di fattori, l'espansione industriale, lo sviluppo della scienza, la diffusione della cultura determina un clima di fiducia entusiastica nelle forze dell'uomo. L'ottimismo diventa quindi un vero culto della scienza. Pertanto, l'oggetto di ammirazione e di esaltazione è lo scienziato, il medico, l'ingegnere. Per questo il metodo scientifico viene applicato anche in letteratura poiché si parte da una osservazione diretta del reale, ritenendo vero ciò che è dimostrabile.

Il positivismo ed i suoi concetti vengono diffusi in Francia (Naturalismo) e in Italia (Verismo).

Naturalismo e Verismo però si diversificheranno poiché si diffondono in due aree diverse. Comunque, soprattutto in Francia nasce la figura dello scrittore scienziato tra cui vi sono Balzac, Flaubert, Zola.



IL NATURALISMO FRANCESE

In Francia la letteratura ha un ruolo scientifico perché il suo scopo è quello di indagare la natura dell'uomo. E' con Zola ed il suo “romanzo sperimentale” che il romanzo diventa strumento scientifico per conoscere. Se devo raccontare la vita delle classi più povere devo osservare, ipotizzare, sperimentare i comportamenti. Il romanziere ha quindi un ruolo sociale fondamentale poiché attraverso le sue opere deve migliorare la società. Porta a conoscenza le problematiche della società per modificarle e correggerle. Pur riconoscendo che la società è negativa (disuguaglianze ecc.) si impegna perché vengano superate. A differenza del Verismo, il Naturalismo francese porta avanti gli ideali del positivismo in modo ottimistico.



EMILE ZOLA

Figlio di un ingegnere italiano e di una francese, nacque a Parigi nel 1840. Trascorse l'infanzia ad Aix-en-Provence, dove si legò d'amicizia con il futuro pittore Paul Cezanne. In seguito si dedicò al giornalismo che non abbandonerà mai anche quando intraprenderà l'opera di romanziere.

PRIMA FORMAZIONE

Scrive racconti di impronta romantica, ma ben presto subì l'influenza di Taine e De Gouncourt e fu attratto dalle idee positiviste. Abbandonerà così l'orientamento romantico e scrive il suo primo romanzo naturalistico “Thérése Raquin” (1867), impostandolo su basi scientifiche. In seguito concepì il suo vasto ciclo romanzesco “I Rougon-Macquart”. I primi romanzi non ebbero successo, mentre vasta risonanza ottenne l' “Assomoir” (1877) per le crude descrizioni della degradazione umana degli operai parigini. Grazie a quel romanzo, Zola divenne celebre e intorno a lui si raccolse un gruppo di giovani che lo consideravano un maestro. Dopo l' “Assomoir” altri romanzi importanti furono:



  • Nana (1880)



  • Pot-Bouille (1882)



  • La gioia di vivere (1884)

Romanzo prettamente pessimista sulla sofferenza che domina la vita umana e sull'ostilità della natura



  • Germinal (1885)

Sulla vita dei minatori



  • La terra (1887)

Sulla vita dei contadini



  • La bestia umana (1890)

Sull'ambiente delle ferrovie in cui viene studiato l'istinto alla violenza che è proprio dell'uomo



Nell'arco della sua vita si impegnò a combattere le ingiustizie esprimendo le sue idee umanitarie. Morì nel 1902.









POETICA

Tali esigenze di trasformare il romanzo in uno strumento scientifico e di rappresentare la realtà in tutte le sue forme, anche quelle più crude, tradizionalmente rifiutate dal buon gusto letterario, furono riprese da Zola. Il fine della scienza sperimentale è quello di far sì che l'uomo diventi padrone dei fenomeni per dominarli e per padroneggiare la condizione della società. Il romanziere ha quindi una concezione progressista e ha la funzione di impegno politico. Quando si pensa a Emile Zola, si deve immaginare un uomo con un taccuino in mano che si aggira per i vicoli oscuri di Parigi o tra le costruzioni annerite di qualche miniera in cerca di materiale interessante da analizzare. Questa immagine corrisponde perfettamente a quella di un moderno reporter, pronto a precipitarsi sul luogo dell'accaduto per descrivere i fatti e raccogliere le testimonianze dei presenti. Il metodo di Zola si può definire empirico, in quanto attinge direttamente dal reale, e può essere considerato il corrispettivo letterario degli studi filosofici e scientifici di Comte, Darwin e Taine, in gran voga ai tempi dello scrittore.

Per mostrare il modo in cui lavorava Zola vale la pena di riportare un curioso aneddoto raccontato da Armand Lanoux nel suo “Bonjour, Monsieur Zola”. Un giorno l'autore, durante il periodo in cui stava lavorando al romanzo Nana, si recò in una casa di tolleranza, e davanti a una prostituta completamente nuda tirò fuori il taccuino per prendere qualche appunto. Non era interessato alla donna, né tantomeno a quello che lei diceva, ma gli interessava solo il suo corpo e l'ambiente che le faceva da sfondo.

Con Zola nasce una nuova figura di scrittore scienziato, che non si limita a svolgere il suo lavoro dietro a una scrivania, ma viaggia e si informa in prima persona. Si aprono così nuovi orizzonti per il romanzo: per la prima volta nella storia della letteratura, i problemi della società prorompono in tutta la loro crudezza nelle pagine di un libro. La realtà è così vasta, varia, complessa, così traboccante di suoni, voci e colori, che offre inesauribili soggetti di ispirazione e la penna dello scrittore deve correre velocemente quanto la realtà stessa, per dare la sensazione della vita nel suo svolgersi.



GERMINAL

Autore Emile Zola

1a edizione originale 1885

Genere Romanzo

Lingua originale Francese

Ciclo dei Rougon-Macquart

La vicenda è ambientata in Francia all'epoca della Prima Rivoluzione industriale. Il libro è il tredicesimo del ciclo de “I Rougon-Macquart” (1871-1893) ed è uno dei più celebri. Fu pubblicato come un feuilleton nella rivista Gil Blas tra il novembre 1884 e il febbraio 1885 e poi, come romanzo, nel marzo dello stesso anno. La trama si svolge nella zona mineraria del Nord della Francia e descrive la dura vita dei minatori, oltre che l'organizzazione politica e sindacale della classe operaia.

Come una premonizione, il romanzo ha proceduto di vent'anni la catastrofe mineraria di Courriéres. Nel 1884, per scrivere il suo romanzo, Zola ha visitato la miniera della compagnia mineraria di Anzin, la più importante dell'epoca.



SIGNIFICATO DEL TITOLO

Germinale è un mese del calendario rivoluzionario, corrispondente all'inizio della primavera. L'inizio della primavera è, nell'immaginario, un'epoca di rinascita, di fioritura, di germogli e di nuove foglie. L'intenzione di Zola è di raccontare nel romanzo la primavera dell'uguaglianza operaia, i germogli della Rivoluzione. A supporto di questa idea, Zola accosta i minatori ai vegetali che escono dalla terra e germogliano: la fioritura delle piante diventa allora la metafora della rivolta operaia. “Germinal” è il termine che in francese designa ciò che è relativo alla germinazione. Quando, dopo il 1789, i rivoluzionari abbatterono la monarchia per instaurare la Prima Repubblica francese, decisero di sostituire il vecchio calendario istituzionale con uno nuovo che seguisse il ritmo naturale della successione del tempo. Il settimo mese, che cadeva tra marzo e aprile, venne chiamato “Germinal” proprio perché era il mese in cui la natura germogliava. L'inizio della vicenda comincia proprio in questo periodo dell'anno; si parla, infatti, del “vento di marzo”. Questo termine è dunque legato da un lato all'idea della rivoluzione sociale; dall'altro a quello della rinascita, della vita, del ciclo continuo della natura, della speranza. Tuttavia questa Rivoluzione si concluse con un grande fallimento per le classi popolari e quindi l'idea di speranza si accompagna a un sentimento di perdita e illusione.

Germinal enuncia la cruda constatazione dello sfruttamento del lavoro da parte del capitale. Zola, nei confronti dei borghesi presenta un atteggiamento di denuncia del paternalismo e la cecità di fronte alla miseria degli operai.

Nelle ultime righe del romanzo l'autore sviluppa la metafora contenuta nel titolo. Germinal, infatti, non è soltanto il settimo mese del calendario rivoluzionario, ma anche il mese della primavera, della rinascita, del rinnovamento. Il 6 ottobre 1898 l'autore scrisse: “Un giorno, per caso, la parola Germinal mi affiorò sulle labbra. All'inizio non mi piaceva, la trovavo troppo mistica, troppo simbolica, ma rappresentava quello che cercavo, un aprile rivoluzionario, un dissolversi della società cadente nella primavera... E' diventata per me come un raggio di sole che illumina tutta l'opera.”



TRAMA

A legare “Germinal” al ciclo dei Rougon-Macquart è il personaggio di Etienne Lantier, figlio di Gervaise Macquart, la protagonista dell' “Assomoir”. Come si è detto, Zola, prima di scrivere un romanzo, si preoccupa di documentarsi a fondo sull'argomento che ha intenzione di trattare. Per la stesura del libro fu fondamentale la visita ad Anzin (uno dei più importanti centri minerari dell'epoca) nel 1884, permettendo allo studioso di verificare certe informazioni e di avere un'impressione breve e intensa dell'ambientazione. Le due settimane di permanenza nel Nord gli bastarono per stendere cento fogli di annotazioni, una ricca documentazione sull'attività della miniera e sulle abitudini e condizioni di lavoro dei minatori.

Etienne abbandona i sudici vicoli dei sobborghi popolari di Parigi per inoltrarsi nelle terre del carbone di Montsu per cercare lavoro nel pozzo del Voreux. Viene assunto come manovale e ben presto lavora insieme alla famiglia dei Maheu in cui vi è Catherine, la figlia del capofamiglia di cui si innamora. Le condizioni di lavoro sono molto difficili perché i minatori devono scendere nelle profondità della terra in spazi molto angusti, bui e freddi. Devono inoltre sottostare alla compagnia mineraria che li opprime. Per questo Etienne decide di organizzare uno sciopero, arrivando a rompere i macchinari e aggredire alcuni esponenti della borghesia. Lo sciopero si rivela fallimentare e un operaio anarchico di nome Souvarine, spinto da un'ansia di distruzione nichilista, sabota la miniera levando le tavole di sostegno della galleria. La mattina dopo, quando gli operai tornano al lavoro, la galleria cede e l'acqua invade i corridoi. Ciò causa la morte di molti minatori, mentre Etienne, Catherine e Chaval rimangono bloccati nelle gallerie. Solamente Etienne riuscirà a salvarsi grazie ai soccorritori, decidendo di ritornare a Parigi non perdendo la speranza di poter modificare la precaria condizione degli operai.

Il vero protagonista è in realtà il pozzo del Voreux, personificato in una bestia malvagia che inghiotte in fondo alla sua tana gabbie e uomini.
STORIA DELL'ARTE

Realismo francese. Scuola di Barbizon con Millet (Spigolatrici), Daumier (Vagone di terza classe), agganci alla prima formazione di Van Gogh (I mangiatori di patate)

* ° * ° *

La pittura realista francese trova la sua naturale espressione guardando al dato naturale, ossia a ciò che si può ammirare osservando il mondo che ci circonda. Similmente a quanto avviene in letteratura con Zola, i pittori realisti danno sfogo alla loro volontà di rappresentare e documentare la realtà quotidiana sottolineando l'aspetto sociale, sottolineando la fatica e la difficoltà propria di questo periodo.

Dopo le mostre al Saloon di Parigi, si fanno strada gli artisti della Scuola di Barbizon, che deve il suo nome al paese in cui questo eterogeneo gruppo di artisti, legati fra loro da reciproci rapporti di amicizia, si riuniva. Questa piccola località si trovava sul limitare della foresta di Fontainebleau, e per questo motivo la Scuola di Barbizon è anche conosciuta con il nome di Scuola di Fontainebleau. Grazie a questi artisti si diffonde la realizzazione di dipinti all'aperto, anche detta en plein air, già sperimentata dagli impressionisti. L'animatore del gruppo è il paesaggista Rosseau, al quale si uniscono Duprè, Decamps ecc. Successivamente si uniranno a loro anche Corot, Millet e Daumier seppur mantenendosi estranei alla scuola.

Gli eponenti della scuola erano per lo più paesaggisti che si rifanno agli studi di Constable per quanto riguarda la pittura dal vivo. Un esempio significativo è quello datoci da Corot con il suo “Ponte di Augusto a Narni” in cui egli ricerca il contatto con la natura e restituisce gli effetti della luce sui corpi e gli oggetti, per realizzare l'istantaneità del passare del tempo, curando i dettagli.

I movimenti realisti nascono non solo per rappresentare il dato naturale. Vogliono rispondere anche, in modo artistico, a questa prepotente richiesta di vero e di quotidiano. Si cerca infatti di documentare la realtà nel modo più distaccato possibile, quasi analitico, similmente a quanto veniva teorizzato in campo filosofico dai pensatori positivisti.

Nello specifico, nel caso della Francia, il realismo si sviluppa come metodo scientifico per indagare la realtà, spiegandone le contraddizioni e le miserie senza esserne però coinvolti emotivamente. Lo scopo dell'artista è quello di annotare minuziosamente le caratteristiche del mondo che lo circonda, astenendosi il più possibile da qualsiasi giudizio di tipo soggettivo.

I capostipiti indiscussi sono i già citati François, Millet e Honoré Daumier poiché i loro dipinti sono espressione di una società che stride e che si trova sull'orlo di una rivolta di classe e per questo sono considerati provocatori.



Jean-François MILLET (1814-1875)

Nato a Gruchy, in Normandia, da una povera famiglia contadina, iniziò la sua precoce formazione artistica in ambito locale, trasferendosi poi a Parigi grazie a una borsa di studio. Si avvicinò alle tematiche della Scuola di Barbizon, ispirandosi alla vita contadina. Trasferitosi definitivamente a Barbizon nel 1849, vi rimase fino alla morte.

Pur avendo frequentato il gruppo, non ne fece mai parte in quanto alle ricerche paesaggistiche preferì sempre la riflessione sulla figura umana.

Il celebre olio con le “Spigolatrici” è la prima e più completa opera conservata al British Museum di Londra. La spigolatura è la raccolta delle spighe rimaste sul terreno dopo la mietitura. Questa attività consentiva ai poveri, in seguito alla autorizzazione dei proprietari, di sopravvivere. Infatti l'opera mostra tre donne chine a raccogliere le spighe mentre sullo sfondo si notano carri riempiti con il raccolto che mettono a confronto i due mondi: quello dell'abbondanza e quello della miseria. Le tre donne, infatti, ci trasmettono la fatica e l'indigenza della loro condizione; i volti, le mani arrossate e deformi, i corpi affaticati testimoniano la durezza del lavoro. Le tre contadine sono delineate in modo fluido e veloce con un tratteggio nitido ed espressivo. Nonostante l'acuto realismo della rappresentazione, derivante dalla conoscenza diretta dei gesti (gesti che lo stesso Millet aveva compiuto tante volte durante l'infanzia per aiutare la nonna) il dipinto non fa trasparire alcun giudizio morale. In altre parole vi è una semplice descrizione del dato reale senza nessuna forma di ribellione e denuncia. Anzi, il dipinto può essere letto come una serena rassegnazione ai ritmi eterni e immutabili.



Honoré-Victorin DAUMIER (1808-1879)

Nato a Marsiglia, si trasferì a Parigi con la famiglia dove fin dall'età di dodici anni fu costretto a fare il fattorino per contribuire all'economia familiare. Prima di diventare pittore fu un disegnatore caricaturista satirico. Realizzò infatti alcuni disegni oltraggiosi che furono per lui causa di arresto poiché ridicolizzava il Re Luigi Filippo. Anch'egli si legherà con i pittori della scuola di Barbizon e, come Millet, pone l'attenzione alle tematiche politiche e sociali. Con il “vagone di terza classe” rappresenta una massa di pendolari in una carrozza poco illuminata. Con questo olio, che si trova nella National Gallery of Canada, egli sottolinea la novità del treno e della ferrovia come testimonianza della modernità di questi anni. All'interno del vagone siedono su strette panche di legno gli appartenenti agli strati più poveri della società: si riconoscono operai, piccoli commercianti e contadine. Partendo da destra è raffigurato un bambino appena addormentatosi. Di seguito vi è un'anziana che tiene un canestro in grembo, affiancata da una giovane che sta cullando il figlio neonato. Tutti sembrano chiusi nelle proprie difficoltà quotidiane. La tecnica è semplice ma vigorosa, lo stile è scarno con l'utilizzo di colori che variano su tonalità brunastre e azzurre che conferiscono un senso simbolico della polvere e della miseria. Ritroveremo queste caratteristiche anche nella prima formazione di Vincent Van Gogh quando a Bramante si concentra su dipinti di questo tipo.

Nell'opera “I mangiatori di patate” sono presenti cinque personaggi che emergono dal buio, illuminati da una luce a petrolio che fa da protagonista e ci permette di vedere l'ambiente interno della loro dimora. Lo spazio è angusto. Sono visibili le assi del tetto. Al centro è presente un tavolo attorno al quale i cinque stanno cenando. Il pasto è composto da patate da loro stessi seminate e poi raccolte e caffè. La luce illumina i volti e scopre le diverse espressioni e le mani nodose che dimostrano la fatica e la sofferenza. I colori sono scuri e terrosi, posti sulla tela con tratti decisi, netti e materici.
FILOSOFIA

Auguste Comte. La “legge dei tre stadi”

* ° * ° *

Il termine Positivismo viene usato per indicare la filosofia di Auguste Comte ed è un orientamento filosofico e culturale che dominò la cultura europea della seconda metà dell'ottocento. La filosofia di Comte è incentrata sulla scienza, un'interpretazione della società moderna e un progetto politico e sociale.

Riprendendo l'idea di Saint-Simon, Comte vede nella scienza la fonte delle conoscenze reali che stanno alla base della riorganizzazione della società, necessaria per far fronte alle esigenze della nuova società industriale. L'armonia sociale di cui l'industria ha bisogno per prosperare è possibile solo se i princìpi organizzatori della società sono fondati su un sistema di conoscenza positiva, certa e universale. “Ordine e progresso” sarà il motto di Comte.

Il compito della filosofia positiva è quello di porre la basi della nuova scienza globale dell'uomo e della società: la sociologia. Il Positivismo è considerato quindi una fiammata dove ci sono i germi del disastro e gli accumuli delle tensioni politiche che sfociarono appunto nel '900.

Tuttavia il Positivismo è caratterizzato da elementi di segno diverso: da un lato analizza qualunque cosa di certo, di verificabile, utile, preciso, ciò che è posto in modo effettivo e reale e non più legato al metafisico, poiché si fonda sul dato concreto per costruire qualcosa. Esso non si basava più su speculazioni, ossia lavori astratti della mente che non sono verificati, ma si basa su fatti accertabili. Anche Marx aveva cercato leggi che governassero la società col metodo dialettico, con il quale tenta di prevedere gli sviluppi per una rivolta di classe. Il Positivismo è incentrato su scienze economiche come base per leggere il fenomeno umano e trovare leggi che lo governino. I positivisti vogliono trovare delle massime che siano universalmente valide e già nel '500 Bacone aveva l'idea di dominare la cultura per costruire una classe di dirigenti formata da scienziati.

Dall'altro lato però, il Positivismo possiede anche aspetti negativi poiché, tenendo in considerazione solo il progresso, disumanizza il “fattore uomo”, dimenticandosi della sfera emotiva e sentimentale.

L'uomo infatti, non è fatto solo di razionalità e prevedibilità, ma anche di passioni (esemplificate da Nietzsche con il Dionisiaco e l'Apollineo), è un'incognita imprevedibile. Egli è problematico, non va solo studiato al laboratorio poiché è spinto dall'inconscio e questo non può essere studiato e compreso con strumenti. Per questo motivo l'uomo viene disumanizzato. Si è passati da un approccio non religioso ad uno che ha reso la scienza stessa una pseudo religione. Ad esempio Nietzsche critica la scienza poiché durante la sua prima fase punta sul Dionisiaco come principio regolatore della vita dell'uomo. In un secondo momento però, modificherà il suo pensiero poiché vede nella scienza il nuovo strumento per la realtà. Se da un lato il Positivismo ha favorito un'epoca di progressi scientifici, produttivi, tecnologici che hanno modificato la lentezza e l'arretratezza originari, dall'altro è stato ancora un secolo di guerre, squilibri e ignoranza. Quindi, ridurre tutto ad un'analisi puramente scientifica e tecnologica non significa avere creato un'idea più felice. L'idea di fondo è che più si allunga la vita, più si produce, meglio è. Già Marx, criticando il capitalismo, aveva intravisto una crisi di sovraproduzione. Quindi la critica al Positivismo sta nel fatto che esso non è del tutto dell'uomo e un Positivismo senza Umanesimo è pericoloso; ecco perchè la Scuola di Francoforte vuole tornare all'uomo lottando contro gli “ismi”. Questa critica globale viene fatta anche all'Illuminismo da cui deriva il Positivismo, che ha cercato di sottoporre tutto alla razionalità. Il paradosso è che lo stesso concetto di ragione umana è un concetto metafisico poiché, di fatto, la ragione e la razionalità, sul campo, sono difficili da definire. Sono dei bei concetti sebbene astratti. La Scuola di Francoforte critica l'Illuminismo secondo il quale il dominio dell'uomo sulla natura diventa dominio dell'uomo sull'uomo. Tutto ciò produce alienazione e la scienza ha dato vita ad un sistema capitalistico.



COMTE

Auguste – Isidore – Marie – François - Xavier Comte nacque a Montpellier da una famiglia borghese nel 1798. Studiò alla scuola Politecnica di Parigi fondata da Napoleone e basata su una rigida selezione. Gli studenti della scuola appoggiavano Napoleone di ritorno dall'isola d'Elba ma Comte era contrario e quindi fu espulso. Studiò allora corsi di medicina all'università di Montpellier, ma non li completò. Tornato a Parigi, dava lezioni private di matematica senza una cattedra. La sua opera principale è “Corso di filosofia positiva“. Frustrato dall'ostilità del mondo accademico, tormentato da un matrimonio infelice e da crisi nervose che lo costrinsero a ricoverarsi in casa di riposo, Comte morì a Parigi nel 1857.

Egli inoltre concepì l'idea di una “religione della scienza”, vista come la possibilità di creare un mondo perfetto basato sul benessere grazie alla medicina e alla tecnologia. Questa era un'ideologia per favorire l'allargamento dei mercati industriali, per riorganizzare la società secondo “ordine e progresso” che è il motto che pone le basi della sociologia. La sociologia è una scienza che studia la società analizzandola come un organismo di laboratorio, un oggetto di indagine, da sottoporre a statistiche. E' una disciplina pericolosa, che disumanizza poiché l'uomo è studiato come in laboratorio. Uno dei pilastri fondamentali della sua filosofia è lo studio della storia della scienza in cui ci insegna che tutte le scienze sono passate necessariamente attraverso tre stadi o stati successivi: “teologico”, “metafisico” “positivo”. Questo processo è chiamato “Legge dei tre stadi” che non vale solo per la scienza ma per tutte le conoscenze e per l'intero progresso intellettuale dell'umanità.

Il numero 3 è ricorrente anche in Kant (tre critiche), Marx (tre gradi), Nietzsche (cammello, leone, fanciullo), Schopenhauer (tre vie di liberazione), Freud (es, io, super io), Kierkegaard (Don Giovanni, Faust, Johannes).

Il primo stadio è quello più arretrato in cui l'uomo fa ricorso alle idee soprannaturali. Per esempio si chiede “il lampo chi lo manda?“. Si attribuisce questo fenomeno naturale ad un demone. Le cause sono identificate in qualcuno di sovrannaturale poiché regna la superstizione. Questo gradino è legato al teologico, al religioso, in cui l'uomo interpreta i fatti ricorrendo a spiegazioni trascendenti. Spiegando tutto il mondo trascendente, di fatto non si spiega nulla dal punto di vista scientifico.

Il secondo stadio è quello metafisico in cui il pensiero sostituisce la forza astratta. Esiste una “ forza vitale” e non più una divinità che guarda la storia, ma uno spirito. Questa forza vitale non coglie mai la scienza poiché si danno spiegazioni che sono solo supposizioni non sperimentabili. Ad esempio Cartesio pone l'attenzione sui principi non verificabili mettendo in dubbio tutto, senza trovare però leggi che si basino su dati certi.

Il terzo e ultimo gradino è quello positivo che si basa sulle osservazioni e sulla ricerca di leggi. Non esistono agenti astratti o sovrannaturali e neanche la forza vitale che dice tutto e al contempo niente . Quindi:

  • lo “stadio teologico”

rappresenta la fase infantile in cui l'uomo restituisce spiegazioni fantasiose al pari di un bambino. Prevale la fantasia.

  • lo “stadio metafisico”

rappresenta l'età giovanile in cui non si ha ancora affrontato la realtà. Prevale la ragione.

  • lo “stadio positivo”

rappresenta l'età della maturità in cui si osserva scientificamente e in cui si supera l'approccio teologico, ricercando le leggi. Prevale l'osservazione e la disciplina.

In definitiva Comte vuole affidare il potere alla società formata da filosofi e scienziati poiché lo sviluppo di questa è la scienza stessa e l'industria.

Sulla base di queste idee però, egli si chiede: ”l'uomo è più felice ?, la società è più giusta ?, i benefici materiali sono tutto ?, non è stata anche questa una metafisica ?”

Inoltre sono proprio le scoperte scientifiche, come quelle fatte da Freud o da Einstein con la relatività, che dimostreranno i limiti della scienza. Quindi anche alla scienza sfugge l'essenza dell'uomo.

Il Positivismo quindi si fonda su una società basata sul benessere ma in cui ci sono anche diversi tipi di situazioni: che si stia meglio è un dato assodato, ma in quanti ci hanno guadagnato? La ricchezza di molti è diventata la povertà di altri e questo provoca diseguaglianze (Scuola di Francoforte, rivolta dei poveri).

Quindi: qual è il compito della filosofia?

Non è quello di stabilire principi universali poiché deve essere positiva, deve cioè rinunciare alle speculazioni e concentrarsi sulla scienza. Non deve chiedersi “cosa è la vita” o “qual è la struttura logica della filosofia”, o ancora “attraverso quale percorso storico e logico la scienza ha raggiunto una sua forza positiva?”

La filosofia deve invece essere il sistema generale della conoscenza umana, non è più concepibile una filosofia autonoma rispetto alla scienza.

In definitiva lo scopo della scienza è :

Comte dichiara di fare proprio l'ideale baconiano della conoscenza e dei suoi fini : “si deve convenire lo studio della natura come destinato a fornire la vera base essenziale dell'azione dell'uomo sulla natura poiché solo la scienza delle leggi e dei fenomeni, che ha come risultato costante il consentirci di prevederli, può condurci a modificarli a nostro profitto gli uni mediante gli altri”. Questa concezione si riassume nella forma: “scienza, quindi previsione, previsione, quindi come azione” ovvero : ”saper prevedere allo scopo di provvedere”.



APPROFONDIMENTO

Nella seconda fase del suo pensiero, pervasa da una spiccata ispirazione mistico-religiosa, Comte trasforma la filosofia in una sorta di religione e presenta se stesso come il profeta di un nuovo culto, di cui fissa le feste e le regole nel Calendario positivista (Calendrier positiviste , 1849 e 1860). Ai santi cristiani sono sostituite le grandi personalità che hanno contribuito al progresso della civiltà, da Archimede a Gutenberg, da Dante a Shakespeare ecc. Gli anni vengono contati a partire dal primo Gennaio 1789, anno della presa della Bastiglia, simbolo della Rivoluzione francese.
INGLESE

Factory life during the Industrial revolution, The Victorian Age,

Charles Dickens (David Copperfield)

* ° * ° *

FACTORY LIFE DURING THE INDUSTRIAL REVOLUTION

During the Industrial revolution in 1802, many people moved from the countryside into the industrial cities and this caused great distress expecially to women.

In the factories people had to work long hours under harsh conditions. Factory owners and managers paid the minimum amount necessary for a work force.

Workers also had to labor for many hours, often more than 12 hours a day, sometimes more than 14, and people worked 6 days a week. These jobs were extremely dangerous for children. Often people lost hands or parts of their bodies.

Children were punished for arriving late at work and for talking to the other children.

There were reports that every year there were nearly a thousand peolpe treated for wounds and mutilations due to accidents.



THE VICTORIAN AGE

The Victorian Age in England was characterized by a quick industrial development and by vary important social and technological transformations which improved the birth of the middle class.

However it was a period characterized also by big contrasts and social problems caused by these developments which created also poverty and human degradation among mass workers. Positivism represents the athmosphere of this epoch also characterized by puritanism.



CHARLES DICKENS

He was born in Portsmouth in 1812 in a family in bad economical living conditions. When he was twelve, stopped studying and started to work for three months in a factory. These experience influenced his work a lot, expecially his novel “David Copperfield”. In this novel, Dickens uses the first person narrator and the effect of his narrative techniques was the autobiography.



DAVID COPPERFIELD

This novel is considered the best work of Dickens because in these pages, he describes his unhappy young experience in the figure of David Copperfield, his alter ego. The complexity of the plot, describes and analyses all the social classes of his time and he identifies them with his characters.

Like almost all Dicken's works, this novel was published in episodes every month in a newspaper and it was vary successful.

Many elements of this novel, were inspired by real events drawn from Dicken's life; in fact we can consider this story like an autobiography. He was a writer who lived in nineteenth ('800) century. This novel was considered as an example of “industrial novel” because in it was described poverty and hard living conditions during the Industrial revolution where women's and children's exploitation in the factories was extended. Charles Dickens uses alter ego David Copperfield to tell the story.

PLOT

The author started this novel in 1849 and finished it in 1850 .

David's father died before he was born and for this reason David had to grow up without a father but he lived with his mother and his house keeper Peggotty. Than, his mother got married to Mr Murdstone, a strict and insensitive man who tried to get David away from the family , sending him in a college. There, David met his best friend Steerforth. When he finished his years at the college, David came back home and found a new little brother and his mother, who was oppressed by her husband. In fact Mr Murdstone caused her death. When his mother died, David was sent in a factory to work hard.

During this period he lived with the Micawber family but he decided to escaped from London and after many adventures he reached Dover where his aunt Betsey Trotwood lived. She lived with her flatmate Mr Dick and she received David with open arms and they gave him the opportunity to study in Canterbury.

When he finished school he fell in love with a young woman called Dora but when she died, he discovered that his best friend Agnes, who he had met while studing in Canterbury, had fallen in love with him. At the end of the book he thinks about Agnes.



EXTRACT

In the extract that we have read in class, we have analized the part of the story when David is telling his story as an adult, recalls the time when he was seventeen and had just left school. Young David is trying to decide what he wants to be in life. Although he has bright hopes for his own future, he is at the same time aware of the limitations of his present horizons.

In the first part, he imagines his new life, he is ready to know a new world but he isn't really sure if he is happy or sad to leave school because he wants to discover new things and cross new horizons. At the same time, he is linked to his little world at scool. He feels him important there and is afraid of venturing into the adult world because he hasn't a realistic vision of his future. In his boyish mind, these visionary considerations are so powerful that he thinks to leave school without regret, because he is impatient to know how life is. His aunt tries to convince him to make a decision for his future, in fact she often asks him “What you would like to be?” but he hasn't particular inspiration for anything. The only thing that intrigues him is the navigation. In fact his desire is to take the command of a boat to go around the world in a voyage of discovery. But in the absence of such a possibility his main consideration is not to be a financial burden on his aunt and not to weigh upon her.

Mr Dick proposes that he should be a “brazier” but his aunt refuses this perspective. Infact she says that he has to take a little breathing-time to try to consider new points of view. She supposes that a little changed and a glimpse out of school, might be useful for David to make his own decision. She supposes him to take a little journey to relax.

David finds an agreement with his aunt. In this passage the adult Copperfield reflects on a moment in a young person's life when every thing seems possible and the future looks bright. This is the moment when one decides what he / she wants to be in his / her life.

David's aunt doesn't change her mind about the fact that at some level David can choose his future and that he must reflect before choosing so as not to have regrets later in his life.



THE CHARACTER OF DAVID

David is a young man with a vivid immagination and for this reason he is a dreamer but at the same time he has a sense of responsability for his aunt that supports him. He is an immaginative, dreamy character.






BIBLIOGRAFIA

BIBLIOGRAFIA

STORIA

Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti, Giuseppe Zaccaria, “La letteratura”, vol. 5, ed. Paravia;





Visione del film in dvd “Tempi Moderni”, un film di Charles Chaplin, Chaplin collection MK2, editions San Paolo;

Marco Fossati, Giorgio Luppi, Emilio Zanette, “Passato presente”, ed. Bruno Mondadori;

LETTERATURA

Dizionario Enciclopedico italiano, ed. Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma;

I Giganti della letteratura: La nuova Biblioteca per tutti, ed. Mondadori;

lettura del libro: “Germinale” di Emile Zola con un saggio di Henry James, ed. Mondadori;



STORIA DELL' ARTE

Giorgio Cricco, Francesco Paolo Di Teodoro, “Itinerario nell'arte”, versione giallo, vol. 4, dal Barocco all'Impressionismo, ed. Zanichelli;




FILOSOFIA

Cioffi, Luppi, Vigorelli, Zanette, Bianchi, O'Brien, Agorà 3 ottocento e novecento, manuale di Filosofia, ed. Mondadori;

Antonello La Vergata, Franco Trabattoni (a cura di), Filosofia, cultura, cittadinanza 3, da Schopenhauer a oggi, ed. La Nuova Italia;


INGLESE

Graeme Thomson, Silvia Maglioni, New literary links; Texture, Forms and styles, Black cat editions;

Companion to Literature in English, the indispensable literary guide for the 1900s, Wordsworth Reference, The Wordsworth edition;